Aperti al mondo
Fin da piccolo, a primavera vedevo arrivare le rondini. Le seguivo per vedere dove facevano il nido. Mi hanno sempre affascinato, perché pensavo venissero da lontano. Chissà quali paesi, quante persone e cose avevano visto. Potevano essere le postine di gente a me ignota. Ma io non conoscevo il loro linguaggio. Soprattutto la sera, quando si riposavano nel nido dopo aver trascorso la giornata andando e venendo per portare il cibo ai piccoli, le vedevo che si scambiavano cinguettii continui. Chissà cosa avevano da dirsi... Poi, ho pensato che anch’io avrei potuto fare come loro: andare lontano, conoscere posti nuovi, gente nuova, vivere delle avventure. A mio papà piaceva leggere le avventure scritte da Emilio Salgari. Parlavano di posti lontani, avventure, viaggi per mare e per terra, animali esotici. Io rimanevo pensieroso e mi chiedevo quando anch’io avrei potuto fare la medesima cosa. Poi, un giorno, in seminario, venne a trovarci un personaggio strano, con la barba. Si presentò come missionario. Ci parlò dei luoghi dove lui era stato. Era venuto per arruolare marinai per la sua ciurma. Io dissi quasi di sì e ne parlai in famiglia. Dopo qualche anno, cominciai a lasciare il mio paese e riuscii a raggiungere quei luoghi dove le rondini sono nate o così almeno pensavo. Ne ho viste alcune, con le piume bianche e nere che scorrazzavano nei campi. La gente diceva che era un buon segno e che su quel terreno si sarebbe potuto costruire la casa. Non ho incontrato solo le rondini, ma tanta gente che, come me, voleva sognare, volare lontano. I sogni, a volte, diventano realtà. Non so per quanto tempo potrò continuare a sognare, ma ci provo ancora.