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È una storia d’amore quella tra i saveriani e i cittadini desiani. La storia inizia a scriversi subito dopo la seconda guerra mondiale. I missionari saveriani nutrono una grande stima nei confronti di Pio XI, considerato un grande papa missionario moderno.

In questi 74 anni a Desio tante storie si sono incrociate. Accogliendo i missionari, avete accolto nel vostro cuore il mondo intero. Pregando per loro, avete pregato per l’umanità intera. Accompagnando alcuni missionari, avete aperto il vostro cuore a tante persone. Aiutandoli avete aiutato il popolo cui siamo inviati in 21 nazioni, sparsi in 4 continenti. L’unico progetto, insieme, che possiamo avere per il futuro, è quello dell’Amore che va oltre le frontiere geografiche, linguistiche, culturali, morali, religiose... Il grande sogno rimane, perciò, Fare del mondo una sola famiglia.  

I saveriani arrivano a Desio il 15 febbraio 1947 e un giorno dopo, il 16 febbraio 1947, mons. Prevosto Giovanni Bandera annuncia alla popolazione: i missionari di Parma aprono a Desio. La popolazione è molto contenta e ha parole di simpatia. I saveriani prestano servizio in parrocchia con tante ore di confessione tutti i giorni. S’impegnano nelle celebrazioni eucaristiche, nella formazione delle comunità cristiane (cappellanie periferiche). Ciò che caratterizza i saveriani, fin dall’inizio, è una ventata di internazionalità, di universalità della Chiesa: dal film (“Alveare”) ai presepi internazionali, dalle mostre agli spettacoli teatrali. Tutto secondo il sogno della congregazione.

L’11 maggio 1977 i saveriani si spostano dalla villa Tittoni all’attuale sede, in via don Milani 2. Nella nuova casa vengono formati i giovani che desiderano consacrare la loro vita per l’annuncio del Vangelo. E quando i missionari saveriani compiono 50 anni di presenza a Desio, il cardinale Martini, arcivescovo di Milano, scrive:  “Gli Istituti missionari sono espressione e strumento della missionarietà sia della chiesa universale che delle chiese particolari […] Voi, missionari di Desio, vi siete dedicati da tanto tempo e con passione per la formazione alla sensibilità missionaria e nell’animazione della comunità […] e vi auguro quindi di proseguire nella strada intrapresa, affinché tutte le nostre parrocchie crescano nella coscienza di esistere per la missione e assimilino quello stile missionario che caratterizza le autentiche comunità cristiane”.

Oggi, cosa fanno i missionari saveriani? Prima di parlare del fare, mi sembra opportuno spiegare cosa significa essere evangelizzatori. Dio ha posto, gratuitamente, il suo sguardo sul missionario, il quale si sente amato, benedetto, scelto e chiamato. Rispondendo “sì” all’appello del Signore, il chiamato avrà come compito principale la preghiera da cui scaturirà, di conseguenza, la condivisione con fratelli e sorelle di quanto lui stesso si senta amato e desideri che ogni persona viva la medesima esperienza. Il missionario annuncia, quindi, il frutto della sua esperienza quotidiana. Tutto può venire meno (le forze fisiche ed economiche, la salute, le attività, i progetti), ma la comunione con Dio e con i fratelli e sorelle rimane.

Negli ultimi anni, ci dedichiamo a guidare i gruppi missionari in alcuni decanati della Quinta zona pastorale. Siamo impegnati nelle celebrazioni eucaristiche e confessioni a Desio e nei paesi dei dintorni, in alcune attività diocesane, nella formazione alla mondialità nelle scuole, nel dialogo interreligioso e interculturale. Perché gli itinerari che oggi la Chiesa ci propone sono il cammino del dialogo, dell’inculturazione, della liberazione, della promozione delle comunità cristiane di base, del servizio qualificato alla Chiesa, all’interno del nostro carisma.



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