65 anni di una storia infinita
Nel 2016 celebriamo il 65° anniversario della prima presenza di quattro saveriani in Sierra Leone. Era l’8 luglio 1951 e i quattro pionieri erano p. Calza, p. Olivani, p. Stefani e p. Azzolini. Normalmente, dopo sessantacinque anni, qualcuno dovrebbe andare in pensione, rallentare l’attività, il ritmo di lavoro e godere della buon opera che ha fatto nel passato.
Educazione, sanità e religione
La celebrazione del 65º anniversario della missione saveriana in Sierra Leone, ci offre la bella opportunità per godere dell’ottimo lavoro che i nostri predecessori hanno fatto. Infatti, ci sono tante cose di cui siamo orgogliosi. Se facessimo un lungo elenco, dovremmo parlare delle scuole, dell’ospedale o del policlinico, delle chiese o delle cappelle. I saveriani hanno dato un grande contributo a fondare e trasformare la vita del popolo in tre dimensioni: l’educazione, la sanità e la religione. La proclamazione del vangelo ha fatto nascere e crescere la chiesa locale.
Quale ruolo per i saveriani oggi?
Il 65° anniversario è anche un bel momento per riflettere, partendo dalla lettera che il superiore generale p. Luigi Menegazzo e il consigliere p. Eugenio Pulcini hanno scritto dopo la loro visita canonica nel gennaio 2015 a tutti confratelli che lavorano in Sierra Leone. Sottolineavano l’importanza di ristrutturarsi, riposizionarsi e ripartire.
È il momento, quindi, di valorizzare i 65 anni di storia saveriana e di proiettarci verso il futuro in quei settori di attività che più ci appartengono. Dobbiamo vivere il servizio missionario positivamente, con realismo e speranza, come occasione di crescita.
Viene spontanea una domanda: “Qual è il compito dei saveriani oggi in Sierra Leone?”
Ridotti di numero, ma internazionali
Oggi ci sono 6 comunità saveriane in tutto il paese: quattro sono pastorali o parrocchiali (Kabala, Fadugu, Monggo e Makeni). Tutte fanno parte della diocesi di Makeni, nel nord della Sierra Leone. Due altre comunità sono la casa regionale a Makeni e la casa di formazione della propedeutica e filosofia a Freetown.
Sono solo 18 i saveriani che lavorano nel Paese. La missione in Sierra Leone sta diminuendo e noi siamo diventati un modesto gruppo. Siamo chiamati a collaborare con la chiesa locale, che è il principale soggetto della missione.
Inoltre, siamo diventati internazionali grazie alla presenza di filippini, indonesiani, ciadiani, congolesi, messicani, spagnoli... Questa realtà internazionale è positiva e dobbiamo accettarla come un valore per la missione, una testimonianza di fraternità evangelica. L’internazionalità e l’interculturalità richiedono maturità e un atteggiamento di conversione continua.
Avanti con coraggio e speranza!
La missione dei saveriani in Sierra Leone sta vivendo un momento di transizione, non solo generazionale, ma anche di stili e attività. Dopo 65 anni, è tempo di ri-pensare il modo di annunciare il vangelo, così come la nostra testimonianza.
Ma una certezza c’è: la missione in Sierra Leone continuerà anche per i prossimi sessantacinque anni con coraggio e speranza. La missione è un cantiere sempre aperto. Essa continua anche attraverso di noi, senza timore e rimpianti. Passa attraverso mille piccoli atti della vita quotidiana e ci invita ad uscire da noi stessi, a spenderci con passione ed entusiasmo, in una realtà complessa e spesso conflittuale.