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Ripartenza, vacanze di prossimità, mascherina, distanziamento sociale, mare e monti. Non sono state queste le parole dell’estate appena trascorsa. Lo è stata sicuramente SCUOLA, nella speranza che quando queste poche righe vi arriveranno, potremo dire se il doveroso rientro di bambini e ragazzi tra i banchi (singoli, con o senza rotelle) avrà portato più benefici che danni.

Eppure, nemmeno la scuola è stata l’unica protagonista di lunghe, faticose settimane. Se ci pensiamo bene, c’è una parola che ha avuto, con grande sorpresa, il sopravvento su tutte le altre: MOVIDA. Un termine spagnolo che si traduce con divertimento, vita notturna. Ma che, in realtà, trae la sua origine da quel particolare clima di vitalità sociale, culturale e artistica, caratteristico della Spagna degli anni intorno al 1980, da poco ritornata alla democrazia, dopo la dittatura.

Quindi la movida per come la interpretiamo oggi è una degenerazione, una forma parziale rispetto a quella originale. Quali aspetti culturali e artistici troviamo? Addirittura, un termine positivo, di rinascita, ha assunto connotazioni negative. Nella movida, non c’è il divertimento giovanile (e non solo), ma anche aspetti di disimpegno, di mancato controllo, di alcool e… assembramenti smascherati. Lì si è rinvigorito il virus, da lì è ripartito il bollettino allarmante. Intanto, nel mondo, India e Brasile guidano la classifica dei contagi, eppure sono sempre più lontani dai nostri schermi e obiettivi, concentrati sulle manifestazioni dei negazionisti di turno. Mentre in altre strade, le nostre, si consumano raid, violenze, omicidi razziali, formazione di baby gang figlie delle nostre famiglie.    

Il Covid-19 colpisce ancora senza differenze, prima erano le Rsa, poi le movide… Tutti irresponsabili? Non credo. Però proprio RESPONSABILITÀ è la parola che propongo per questo scorcio d’autunno. Responsabili con noi stessi, con gli altri, chiamati per un compito, con una missione… nella missione.
Le testimonianze di “Missionari Saveriani” (www.saveriani.it) ci portano nelle terre di missione, in questo mese particolare, dedicato per eccellenza alla missione. Si può capire come la vita quotidiana dei missionari, degli studenti saveriani di teologia nel mondo sia stata trasformata, abbia costretto tutti a trovare nuove vie e nuovi modi espressivi. Buona ripartenza, buon ottobre missionario!



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