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PRIMA
Quando, all’inizio di quest’anno, sono cominciate ad arrivare le notizie del virus che stava dilagando in Cina, anche noi ci siamo chiesti come mai stesse accadendo. Poi, essendo già abituati a ciò che succedeva e succede nei paesi del mondo dove lavoriamo, abbiamo pensato che forse tutto questo non sarebbe arrivato da noi.

Ci siamo detti che eravamo pronti, con vari ospedali, medici, persone che pensano alla nostra salute.  Quindi, eravamo abbastanza tranquilli, come tanti altri. Molti dicevano di essere dispiaciuti per ciò che accadeva. Ma, per fortuna, c’erano migliaia di chilometri di distanza. Non abbiamo fatto i conti sul fatto che il mondo è rotondo (e non piatto come pensa qualcuno!) e le cose, prima o poi, arriveranno anche qui. E quando sono iniziati i primi contagi in Italia, abbiamo cominciato a sentire esperti, politici e altri personaggi celebri dire tutto e il contrario di tutto. Poi, visto che il contagio aumentava, l’Italia viene chiusa. Non ci si può spostare, tutti in casa (non solo a cantare), per vivere un momento particolare della vita personale e familiare.

DURANTE
Anche noi abbiamo dovuto bloccare tutte le attività di animazione e il servizio nelle parrocchie. Ci siamo inventati come vivere questo tempo. Ci si è divisi i lavori in casa (pulizia, lavaggio piatti…). In più, qualcuno ha cominciato a fare cose che aveva visto fare da altri: oltre a tenere pulito il parco, si potavano le siepi. C’è sempre tempo per imparare. Ci siamo sforzati di aiutarci vicendevolmente e di capire, seguendo giornali e televisioni, quello che succedeva e cosa bisognasse fare per affrontare questo nemico invisibile. Sono stati mesi particolari.

Quando è arrivato l’allentamento delle misure di prevenzione, si è ritornati al servizio nelle parrocchie, abbiamo incoraggiato la gente alla solidarietà, ad accorgersi del vicino, a prendersi cura di chi era in difficoltà. Come dice papa Francesco “non ci si salva da soli”. I mesi stanno trascorrendo e ci avviciniamo alla chiusura definitiva della casa saveriana di Zelarino, dopo 73 anni. Abbiamo programmato una giornata di ringraziamento per domenica 6 settembre (il resoconto lo troverete nel prossimo numero, novembre 2020). Avremmo tante cose da dire e tante persone da ringraziare.

POI
I tre saveriani che formavano la comunità di Zelarino hanno preso strade diverse. P. Giuseppe Cisco e p. Raffaele Zocchetta sono già nella comunità di Vicenza. P. Oliviero Ferro, dopo 23 anni, è tornato in Sardegna, a Cagliari. Il futuro, oltre che nelle mani di Dio, è anche nelle nostre. P. Giuseppe (cel. 338 1817961) continuerà a seguire le attività in diocesi di Venezia (l’incontro mensile del GAMS, i rapporti con i parroci e la collaborazione con il centro Missionario diocesano).
Naturalmente anche con le parrocchie della provincia di Venezia, delle diocesi di Treviso e Padova. Lui sarà il punto di riferimento per continuare, anche se in modo diverso, l’animazione missionaria. L’aiuto, la simpatia e l’incoraggiamento di ciascuno di voi sono molto importanti. Naturalmente, come dice papa Francesco, “non dimenticatevi di pregare per noi” e anche di incoraggiare qualcuno a scegliere di diventare missionario. Oggi, più di prima, ce n’è molto bisogno.



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