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Carissimi amici e gentili amiche, a voi che ci seguite mese per mese attraverso il nostro Giornale, a nome anche di tutti i saveriani della comunità di Brescia, giunga il nostro augurio e la nostra preghiera perché questo Natale possiate viverlo nella serenità e nella pace, credendo nell’Amore del Padre che ha mandato il suo Figlio per essere sempre con Noi. E agli auguri uniamo il nostro “grazie” per la vostra costante vicinanza alla comunità di San Cristo e il vostro interesse per la missione, fulcro ed essenza della vita cristiana. Vorrei condividere con voi alcuni brevi pensieri su questa festa così amata da piccoli e grandi, giovani e anziani. Attraverso i Vangeli, noi crediamo che Dio è presente nella nostra vita, perché il modo in cui Gesù risponde alle situazioni e alle persone che incontra, ci rivela come rispondere alla presenza di Dio nella nostra vita. Quando ero bambino e leggevo la voluminosa Bibbia della nonna con tante illustrazioni, la mia attenzione era attirata dal fatto che Maria e Giuseppe dovettero andare in una piccola stalla perché Gesù potesse nascere. Adesso, rileggendo i racconti del Natale, vedo che la storia contemporanea è una ripetizione di quella. Dio arriva nel mondo, per Lui non c’è posto, eppure Lui viene comunque. Osservo il mondo oggi, ciò che accade a livello internazionale, il modo con cui ci trattiamo, spesso con violenza, ricorrendo spesso alla guerra come unica soluzione. Osservo il ritmo frenetico delle giornate, i mass-media e sembra che non ci sia… spazio nella locanda. E Dio viene comunque nella nostra vita, momento per momento, che lo vogliamo o no, respiro dopo respiro. Viene in ogni piccola cosa, in ogni essere umano, nel bambino che piange, nella ragazza violentata e abusata, nell’immigrato rifiutato. Dio viene con i barconi, tra i bambini che giocano ignari nei campi di rifugiati circondati dal filo spinato. Dio nasce nelle corsie degli ospedali e continuerà sempre a nascere, anche se non trova una locanda. Che posso fare per accorgermi che Dio nasce? Forse, devo lasciare il trambusto della locanda, la superficialità, il chiacchiericcio e trovare la mia strada nel buio per tornare alla stalla. Devo entrare nell'umiltà, nella semplicità e nella pazienza per scoprire dove sta nascendo Dio nella mia vita. Ricordo che, durante la guerra, a Vicenza, andavo alla Messa solenne di Natale con la nonna. Capivo poco dei canti, delle parole del sacerdote. E la nonna mi lasciava giocare con il suo rosario. Una volta, mentre tutto era in silenzio, sentii un bambino piangere. Ho chiesto alla nonna: “È il bambino Gesù?". Lei, chinandosi su di me, mi ha detto “Sì, è il Bambino Gesù”… Ed io ci ho creduto.Oggi, ad ottant’anni suonati, lo credo ancora. Credo che quel Bambino della mangiatoia continui a nascere nel vicino di casa, nel povero, in colui che bussa alla porta, nel senza tetto, nella famiglia divisa, nei barconi di rifugiati, nel profondo della nostra vita, in tutti quelli che ci circondano… Solo aspetta, e questo è il mio augurio, che gli si dica: “Vieni Signore Gesù!”. Perché “è Natale ogni volta che permetti a Dio di amare gli altri attraverso di te” (Madre Teresa di Calcutta).



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