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L’idea preziosa dell’Ubuntu

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La comunità dei saveriani di Desio cerca di concretizzare il sogno di San Guido Conforti in due ambiti specifici. Il primo è quello dell’animazione missionaria nelle scuole, nell’accompagnare i giovani in missione e le commissioni missionarie. Il secondo è favorire l’incontro tra i cristiani e i musulmani. Desidero soffermarmi sul secondo aspetto.

Quando sono arrivato a Desio, quattro anni fa, ho trovato un gruppo compatto di dialogo, un cammino avviato, nell’incontro tra la fede cristiana e quella islamica. All’interno di questo percorso, la spiritualità buddhista si è inserita con le sue ricchezze, aprendo nuovi orizzonti. Ritengo fondamentale e necessario l’incontro tra le fedi. La sostanza del nostro credo ci spinge all’incontro con l’altro, all’accoglienza del diverso.
Prima del cristianesimo, in Africa, c’era l’adorazione del Dio Supremo, che invitava a vivere nella fraternità, ad accogliere tutti, a rispettare il creato. Come ogni cultura deve essere purificata dal messaggio del Nazareno, così le culture africane devono essere purificate dal vangelo. Dico purificare. Non si tratta, perciò, di buttare via tutto.

Nonostante le diversità, un aspetto unisce le varietà culturali, l’Ubuntu. È un’idea semplice, che fa primeggiare l’inclusione, la comunità, l’ospitalità, il dialogo e il rispetto. Ubuntu significa che non possiamo voltare le spalle a nessuno. Ubuntu in questo senso mette il dialogo al centro di ciò che significa essere completamente umani. Sia l’Islam che il cristianesimo hanno rivendicato questo ideale di comunità inclusiva ed egualitaria; nella pratica, tuttavia, tali affermazioni risultano sempre più indebolite dalle tendenze settarie. Chi nasce in Africa eredita questa convinzione, la respira fin dal grembo materno. E se ognuno di noi vedesse nelle persone - diverse per fede, cultura… - i propri affetti, lo sguardo non cambierebbe? Le maschere del pregiudizio non cadrebbero? Chi incontra veramente un altro, non incontra gli schemi, le maschere, l’astratto, ma persone concrete, con storia e qualità. L’incontro ci ricrea, ci trasforma, ci arricchisce, ci disarma, ci apre orizzonti nuovi, ci fa rispettare la bellezza dell’altro.

Il vescovo Conforti quando è rientrato dalla Cina è totalmente cambiato. L’incontro con quel popolo diverso ha plasmato il suo modo di vedere il mondo fino a modificare il proprio vocabolario. Tornò in Italia con una visione nuova dell’evangelizzazione. Cancellò la convinzione, molto diffusa in quei tempi, di conquiste coloniali. Si credeva che i missionari andassero tra le popolazioni non ancora cristiane per convertire dei “pagani” rozzi, privi di validi principi morali, da civilizzare.
Per fare del mondo una sola famiglia, occorreva innanzitutto il rispetto per le culture, per le tradizioni e per le religioni dei popoli da evangelizzare.



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