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Era il torrido agosto 2003 quando per la prima volta ho imboccato il portone di San Cristo a Brescia e sono entrato nel chiostro della Libreria dei popoli. Avevo un appuntamento con p. Marcello Storgato per una possibile collaborazione lavorativa. Sono passati più di dodici anni da quel giorno e mai avrei pensato che da qui sarebbe andato via lui prima di me. So cosa state pensando: i missionari sono fatti per mettersi in cammino, per non avere radici troppo profonde in un luogo. Obiezione accolta. Però, mi pare doveroso salutare come merita il direttore di “Missionari Saveriani” (MS), che conclude con questo numero il suo servizio alla guida del giornale della congregazione.

Gli inizi sono stati duri. Io, fresco di laurea e servizio civile svolto, baldanzoso ed entusiasta, per un bel po’ di tempo mi sono trovato attaccato alla scrivania a scansionare fotografie quasi tutta la giornata. Erano le fasi di studio. Lui doveva capire se avrebbe potuto fidarsi di me, io quanto avrei potuto convivere con una persona dal bagaglio di esperienze tali che la mia vita di appassionato di comunicazione e giornalismo impallidiva al confronto.

Missionari Saveriani” si stava riorganizzando. C’era bisogno di dare una mano, di sgravare il peso del lavoro da una sola mente e da due sole mani. Sono sempre stato abituato ad applicarmi nelle cose con una certa costanza, ma vi confesso che provavo un certo disagio nel salutare padre Marcello intorno alle 18, a fine giornata, mentre stava seduto al computer e ritrovarmelo nella stessa posizione, come fosse imbalsamato, il giorno dopo alle 8, quasi ingobbito sui tasti del computer, simile a un pianista che prova e riprova prima di un concerto.

L’indefesso senso del lavoro, l’amore per la congregazione tanto da sferzarla e spingerla spesso a fare meglio, il rapporto con i confratelli nel mondo a cui chiedeva sempre un contributo per MS, la prudenza e allo stesso tempo la decisione e la volontà di dire ciò che si doveva, sono gli aspetti che mi accompagneranno sempre. Ma non si possono dimenticare la conoscenza delle vicende missionarie e non solo, le letture la mattina all’alba dei giornali del giorno prima, l’amato Bangladesh, le battaglie vinte contro l’abominio delle mine anti-uomo, le continue letture su testi di tutti i generi camminando nei corridoi a passi lenti in compagnia dell’immancabile sigaretta, le amicizie bresciane intessute in tanti anni e naturalmente quel disordine organizzato sulla scrivania.

Entrati un poco l’uno nel mondo dell’altro, la sua concentrata serietà ha lasciato spazio all’altro aspetto di p. Marcello: l’ironia e la cadenza romana e romanesca dei momenti di ilarità, gli aspetti familiari raccontati in pillole, i miliardi di parole letti, interpretati, detti, in una redazione dove spesso si lavora a tempo di rock’n roll. E poi c’è quell’orto magnifico sospeso sopra il teatro romano di Brescia. Lì padre Marcello diventa Marcello, ed è stato un peccato non essere riusciti a mettere su carta i profumi di prodotti coltivati con passione e competenza; sarebbe stato uno degli scoop più belli!

È stato un lungo percorso di crescita umana e professionale, durante il quale non sono mai mancati condivisione, confronto, scambio di idee e anche discussioni e differenze che ci contraddistinguono. Ma, forse, proprio in questo c’è il segreto di un’ottima collaborazione e di un’etica professionale che sempre abbiamo cercato di applicare nel nostro lavoro. Ringrazio p. Marcello per la stima, la fiducia e la libertà di pensiero accordatami. La missione continua e presto avrete notizie del nostro/vostro direttore.

Mi sembra doveroso, infine, dare il mio personale benvenuto a p. Filippo Rota Martir, che dal prossimo numero guiderà “Missionari Saveriani”.

Buona fortuna e buona missione! 



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