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Nel paginone di questo numero (tema del mese) rifletteremo su un tema caro a noi (amici dei) missionari, cruciale anche per il futuro dell’Europa. È il tema della convivenza tra popoli, religioni, culture differenti. San Guido Conforti desiderava che essi si incontrassero per formare un’unica famiglia.

Negli ultimi 20 anni ci sono stati 10 attentati terroristici al giorno, con 165mila vittime, soprattutto nel Medio Oriente e Nord Africa. Quando veniamo colpiti noi europei (Parigi, Bruxelles, Dhaka, Nizza), i media ne danno notizia in lungo e in largo, cosa che non accade quando sono coinvolte persone di altre latitudini. Per non parlare del “terrorismo di stato”, una guerra mondiale “a pezzi” alimentata con la vendita di armi che non conosce mai crisi! La guerra lascia sul campo tanta ingiustizia e odio che, prima o poi, si ritorcono contro di noi, come sta già accadendo.

Che fare dunque di fronte a tanta disumanità?

Il vescovo di Nizza ci suggerisce di “non lasciarci invadere dall'odio, dalla violenza, dalle recriminazioni o dai ripiegamenti su noi stessi, evitando che il nostro dolore generi ciò che è all'origine dei fatti”. Non cadiamo nella loro trappola!

Non è facile, ma reagire al male con il bene è l’unico modo per vincere i signori che seminano odio e vorrebbero dividerci e mettere una religione, un popolo contro l’altro. Non inaspriamo i rapporti, non rinunciamo a costruire integrazione, dialogo, amicizia, con chiunque. Andiamo contro-corrente e creiamo uno stile “alternativo”, fatto di confronto, stima, sostegno reciproco. Insomma, ci dicono i giovani studenti delle mostre missionarie, non diamola vinta al sospetto e alla paura dell’altro.

Costruiamo ponti, abbattiamo i muri, quelli materiali e quelli invisibili e insidiosi, che crescono dentro i cuori. Questa, alla lunga, è l’unica arma vincente contro l’odio: non creare separazioni e pregiudizi, ma scoprire nell’altro il bello e il buono, qualsiasi sia la religione, il pensiero e il colore delle pelle. Creiamo comunione e fiducia, aprendo canali di comunicazione e spazi di incontro. È bello ostinarsi a vedere nell’altro non un nemico, ma un dono, un fratello o una sorella.

Crediamo che siamo fatti per la pace e la fraternità, per un mondo in cui ognuno si senta accolto, come “a casa”, dove nessuno sia escluso o scartato?

Dio, eterna novità, ci trasforma e ci arricchisce proprio tramite l’altro diverso da noi. Come far sì che le nostre case, comunità e città siano laboratori di comunione, amicizia e fraternità, capaci di integrare, aperti al mondo intero? In Europa - dice papa Francesco - abbiamo bisogno di un cambiamento.

Cosa fare affinché il suo immenso patrimonio, permeato di cristianesimo, non divenga pezzo da museo, ma “sia ancora capace di ispirare la cultura e di donare i suoi tesori all’umanità intera?”. 



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