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Nessuno lo augurerebbe neppure al più acerrimo nemico… Eppure è successo, ed è stata una novità difficile da digerire. Ormai conoscevo tutte le strade per arrivare nelle parrocchie della zona di Taranto e iniziavo a fare programmi per quando sarebbe scattata la zona gialla e… come missionario raggiungere i paesi fuori dal comune di Taranto.

Eppure uscivamo con tutte le precauzioni, mascherine, distanza più che regolare in mezzo alla chiesa per le confessioni, lavaggio delle mani al rientro a casa… La vita comunitaria, attraverso un confratello, ci ha infettato tutti, meno p. Michele D’Erchie, il nostro saveriano più anziano, che abbiamo subito inviato presso i familiari a Monteiasi.
Già da una settimana uno di noi non si sentiva bene e avrebbe dovuto fare il tampone in poco tempo. Poi, il fatidico lunedì 22 febbraio il verdetto: positivo al Coronavirus. Di conseguenza anche noi il 23 siano risultati positivi come familiari.

Era la prima settimana di Quaresima e, come conseguenza, sono stati annullati tutti gli impegni pastorali. Abbiamo chiuso il cancello della nostra casa e abbiamo riorganizzato la nostra vita comunitaria-familiare: alle 8 le lodi, alle 11 celebrazione dell’Eucarestia e alle 19,15 vespro, prima della cena, tutto tra noi.
Abbiamo molto tempo per pregare, leggere, studiare, meditare la parola di Dio. Il cellulare ci mette in contatto con i saveriani d’Italia, con gli amici e i benefattori. Il computer ci collega con il mondo che soffre, con le notizie sulla pandemia, con il viaggio di Papa Francesco nella terra di Abramo. Naturalmente. ogni giorno c’è da preparare il pranzo, la cena, lavare i piatti e… fare il bucato.

Questa “benevola-malattia-forzata” (siamo asintomatici, senza febbre, con una buona saturazione) ci ha fatto conoscere la fragilità della nostra vita, ci ha fatto capire l’importanza di ogni giornata che, anche senza attività, è gradita a Dio. Gesù lo sa bene avendo trascorso 30 anni di vita nel nascondimento di Nazareth.
In questi giorni, allora, preghiamo di più, digiuniamo dall’attivismo pastorale e viviamo della carità dei fratelli che tutti i giorni ci dimostrano l’affetto, portando al nostro cancello pane, pasta, uova, latte, formaggi e… carne. Grazie a tutti voi!
L’augurio è che quando leggerete queste righe il cancello della casa sia stato riaperto e che p. Michele abbia potuto tornare tra noi, in via Lama.



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