Sono già trascorsi tre anni (20 gennaio 2017) da quando il saveriano p. Giuseppe Tanfoglio ci ha lasciati, all’età di 76 anni. Non era mai stato un colosso di salute, però aveva una forte volontà di vivere. Eravamo amici, perché avevamo studiato assieme per alcuni anni, anche se lui mi aveva preceduto nell'ordinazione presbiterale.
Padre Giuseppe era nato a Comezzano-Cizzago l’11 ottobre 1941 da una famiglia di agricoltori, ma lui aveva avuto la fortuna di studiare all'Istituto Tecnico Commerciale Ballini di Brescia, diplomandosi in Ragioneria. Volendo completare gli studi, si era iscritto a Economia e Commercio alla Cattolica di Milano. Per sostenersi, faceva l'assistente degli studenti al Collegio diocesano Pio XI di Desio (MB). In quegli anni, i saveriani abitavano a Desio a Villa Tittoni e, frequentando la loro casa, Giuseppe matura la vocazione alla vita religiosa-missionaria. Così, nel 1962 decide di entrare nella congregazione, nel Noviziato saveriano di Nizza Monferrato. Qui ho avuto la fortuna di vivere con lui l’anno di spiritualità, guidati da p. Francesco Cavallo. Per lo studio della filosofia torna a Desio, dove risiedeva un gruppo di circa 15 giovani di vocazione adulta, tra i quali c'ero anch'io. Giuseppe era un uomo impegnato nella preghiera, nello studio e nel lavoro.
Dopo l'ordinazione presbiterale nel 1968, p. Tanfoglio ricopre diversi incarichi. È responsabile dell’amministrazione dei saveriani d'Italia e, nel frattempo, all’Università di Parma, si laurea in Economia e Commercio. Nel 1974 è destinato alla missione del Congo, che raggiunge dopo un anno di studio del francese a Parigi. Anche in Congo, p. Giuseppe accetta con generosità l'incarico di vice rettore e di insegnante nel seminario di Mungombe, consapevole del fatto che era importante preparare per il futuro il clero locale. Scriveva: “Gli africani sono diventati sé stessi come popoli e chiese. Deve cambiare anche il dialogo, l'ascolto delle loro esigenze e favorire il loro cammino. La vita comunitaria mi ha dato la possibilità di conoscere più a fondo le idee e le aspirazioni del clero africano”.
Padre Giuseppe è impegnato anche nella pastorale. Dopo due anni nella parrocchia di Mwenga, rientra in Italia, accettando di impegnarsi nella formazione e nell'economia. Approda a Parma e, successivamente, a Brescia, che diventa la sua casa. Cura gli abbonamenti di “Missionari Saveriani” e accoglie i visitatori a San Cristo, la Cappella Sistina di Brescia. Ci ha lasciato il ricordo di un missionario che ha amato e servito la chiesa, la congregazione e l'ideale missionario. E a San Cristo vivrà per sempre.