Aprendo il Settimo Congresso delle Religioni mondiali e tradizionali a Nur-Sultan. Papa Francesco affermava: “Abbiamo bisogno di religione per rispondere alla sete di pace del mondo… Le religioni non sono problemi, ma parte della soluzione per una convivenza più armoniosa … Esse non sono un fattore di destabilizzazione della società moderna”.
Le religioni sono chiamate “a essere promotrici di unità di fronte a prove che rischiano di dividere ancora di più la famiglia umana” e i credenti sono chiamati a prendersi cura dell’umanità, perché essi sono “artigiani di comunione, testimoni di una collaborazione che supera gli steccati delle proprie appartenenze comunitarie, etniche, nazionali e religiose”.
La religione autentica, dice Papa Francesco, è quella che favorisce “contesti dove si respira una rispettosa convivenza delle diversità religio-se, etniche e culturali. Essa è il modo migliore per valorizzare i tratti specifici di ciascuno, di unire gli esseri umani senza uniformarli, di promuoverne le aspirazioni più alte senza tarparne lo slancio”.
Papa Francesco poi elenca quattro sfide globali:
1.. La pandemia, che richiama le religioni ad essere solidali “testimoni di collaborazione”, “artigiani di comunione” oltre gli steccati. “La religione, dice il Papa, non è solo una via per essere più sensibili e soli-dali, ma un percorso di guarigione per le nostre società. Sì, perché è proprio l’indigenza a permettere il dilagare di epidemie e di altri grandi mali che prosperano sui terreni del disagio e delle disuguaglianze”.
2.. La sfida della pace. I nostri giorni – continua Papa Francesco – “sono ancora segnati dalla piaga della guerra, da un clima di esasperati confronti, dall’incapacità di fare un passo indietro e tendere la mano all’altro”. Dobbiamo purificarci “dalla presunzione di sentirci giusti e di non avere nulla da imparare dagli altri; di liberarci da rigidità, estremismi e fondamentalismi, che profanano il nome di Dio mediante l’odio, il fanatismo e il terrorismo, e che sfigurano anche l’immagine dell’uomo”, perché “Dio è pace e conduce sempre alla pace, mai alla guerra”.
3.. Il sacro non venga mai strumentalizzato dal profano. “Il sacro non sia puntello del potere e il potere non si puntelli di sacralità. I conflitti si risolvano solo con gli unici mezzi benedetti dal Cielo e degni dell’uomo: essi sono l’incontro, il dialogo, le trattative pazienti, che si portano avanti pensando in particolare ai bambini e alle giovani generazioni”.
4.. Un’ultima sfida che interpella le religioni è la custodia della casa comune. La Terra è la nostra casa e dobbiamo proteggerla, perché non possiamo permettere che venga “assoggettata alle logiche del guada-gno, ma sia preservata per le generazioni future, a lode del Creatore”.
“L’Altissimo ci liberi dalle ombre del sospetto e della falsità; ci conceda di coltivare amicizie solari e fraterne, attraverso il dialogo frequente e la luminosa sincerità delle intenzioni, sempre aperti all’incontro fraterno”.
A cura di Lorenzo Mattiussi.