Centinaia di migliaia di dimostranti si sono radunati nella capitale Washington, sabato 24 marzo 2018, e in altre 800 città americane e nel mondo per protestare, chiedere azioni contro la violenza delle armi e maggior controllo e ricordare le morti non solo dei 17 amici studenti morti in Florida ma anche per quelle migliaia che sono morti innocentemente e chiedendo un futuro per le nuove generazioni.
Ho scelto di essere tra loro e con loro in questa manifestazione per esprimere la mia solidarietà e vicinanza in un momento importante di dolore ma anche di coraggio e voglia di riscatto. Di lotta comune per tutti i ragazzi, giovani e persone che sono state spazzate via da una violenza inaudita in tutto il paese che non riesce più a controllare le armi che produce, che usa e che esporta nel mondo. Come un boomerang che si ritorce contro, una società che condanna il proprio futuro annientando violentemente e coscientemente le future generazioni.
Queste centinaia di migliaia di giovani che sono venute a Washinton da tutto il paese ma anche quelle che hanno organizzato altre analoghe manifestazioni erano molto coscienti di ciò che stavano attuando e portando avanti. Adolescenti che hanno dovuto crescere in fretta per affrontare la vita che si è presentata in maniera violenta e fredda. La risposta molto forte stavolta, dopo tanti eccidi in questi ultimi vent’anni, è stata davvero veemente e determinata.
C’erano quasi 700-800 mila persone alla marcia di Washington in una giornata bellissima di sole e piena di entusiasmo e di colore. Tanta gente veramente e non di soli giovani e famiglie. Tanti banners e slogans con una creatività notevole e variegata. Ma con uno slogan unico: Enough is enough! Che l’immobilità e insensibilità dei politici non era più tollerata!
Il movimento di questi giovani sopravvissuti al massacro di Parkland/Florida era stato capace in un mese di coinvolgere tutte queste migliaia di persone dovunque. Milioni di persone si sono mosse in tutto il paese e all’estero.
Questa storica “Marcia per le nostre vite” è stata ideata e organizzata da loro per chiedere al Parlamento americano di promuovere e approvare immediatamente leggi più restrittive sulla vendita e uso delle armi nella nazione a stelle strisce. Per fermare definitivamente l’epidemia di uccisioni e assalti violenti nelle scuole del paese, condannando bambini, adolescenti e giovani ad essere vittime sacrificate all’altare dell’idolo delle armi. Questa manifestazione è stata possibile anche attraverso la sponsorizzazione di persone come Winfrey Oprah, George Clooney e sua moglie Amal e altre celebrità americane che hanno donato a questi giovani intraprendenti molti fondi, per questa e altre iniziative. Per poter gridare le proprie paure e delusioni, ma anche i sogni, la speranza e il diritto alla vita al presidente Trump, al Parlamento e al mondo che la vita è molto più importante delle armi e di qualsiasi assurdità di guerre e divisioni.
“Ai leaders, agli scettici e cinici che ci hanno detto di sederci, di stare in silenzio e di aspettare il nostro turno: Welcome to the revolution! Benvenuti alla Rivoluzione!”, sono state le prime parole di Cameron Kasky, 17 anni, studente della scuola di Parkland, di fronte a una marea di gente, che in piedi davanti al Capitol Hill, Parlamento americano in Pennsylvania Avenue, salutava con grandi applausi e con gioia le parole che sarebbero seguite per tre ore ininterrottamente. “Da quando è iniziato questo movimento, molta gente mi ha chiesto se pensavo che da tutto questo sarebbe venuto qualcosa di buono. Guardatevi intorno… Noi siamo il cambiamento!”. E ancora: “O rappresentate la gente o lasciate quel posto. O vi schierate con chi soffre oppure state attenti. I votanti stanno arrivando!”. Un messaggio che sarà sempre più chiaro durante tutto il trascorrere dell’evento nei confronti dei politici in Parlamento. E la folla rispondeva ripetutamente durante l’evento: “Vote them out!” (non votateli più!).