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Quando si dice “missione” si intende una realtà complessa e mutevole. Dalla Rivoluzione francese alla Seconda Guerra Mondiale, le forme più correnti di “missione” si fondavano su un modello di “conquista” e di “propaganda” della fede.

All’inizio del Novecento si fa largo, con Charles de Foucauld, una nuova rappresentazione della “missione”, “presenza” e “testimonianza” di vita tra i musulmani, movimento in cui entrare piuttosto che attività da fare, secondo il paradigma dell’incarnazione di Dio. Nella seconda metà del Novecento, le implicazioni coloniali imprimono una drammatica accelerazione al processo di trasformazione della “missione”. Il Concilio Vaticano II registra al suo interno due missiologie: una più tradizionale – “le missioni” al plurale – come attività ad extra; l’altra teologica – “la missione” al singolare – come dimensione costitutiva della Chiesa.

Papa Francesco riporta la missione al cuore della Chiesa, come pilastro fondamentale della sua conversione pastorale: «Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa».


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