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Il Brasile, le elezioni e il mondo... globale!

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Gli amici mi chiedono: Com’è la situazione del Brasile in vista delle elezioni? Rispondo in due parti.

Il sistema neo-liberale (o dittatura delle multinazionali e del mercato) nelle elezioni
Il caos attuale del Brasile si capisce riflettendo sul panorama mondiale di oggi e... di ieri. Alla fine degli anni 80 il primo mondo è rimasto padrone assoluto dello scenario socio-político-economico mondiale, con il crollo del secondo mondo e l’inconsistenza del terzo. E nel primo mondo si è imposto il sistema di matrice anglosassone del capitalismo neo-liberale, basato sul pensiero unico, mercato globale e libero flusso dei capitali. I neo-liberali hanno giurato che non si incontrerà sistema migliore fino alla fine del mondo (rimase famosa la frase di Francis Fukoyama: “Siamo alla fine della storia!”).

Quello che sta avvenendo si poteva prevedere (personalmente l’avevo descritto in un lungo articolo nel 1998 per la rivista Orientamenti): siamo in un sistema che ha collocato il Moloc della ricchezza al posto di Dio e ha ridotto l’umanità alla servitù, solo privilegiando la classe del “primo scalone”: le multinazionali, i signori delle armi, dell’informazione e del mercato. Sono stati imposti vari comandamenti: privatizzare, crescere, sfruttare la natura, imporre il latifondo, sacrificare il piccolo al grande. Quando il Papa ha stigmatizzato questo sistema disumano, è stato definito, da una rete tv americana, come l’uomo più pericoloso del pianeta. Mostrare gli assurdi del sistema ci porterebbe lontano; basti pensare ai giuochi di borsa (col denaro virtuale -capitale non produttivo- al 90%).
Venendo a noi, il gigante brasiliano è una “colonia” ideale per il neo-liberalismo internazionale: il suo territorio è poco inferiore a quello della Cina e degli Stati Uniti, ma con una popolazione ben minore e una ricchezza immensa, minerale, vegetale, idrica e di biodiversità. E con un passato di colonia. Purtroppo le “élites brasiliane” (padroni dei MCS, latifondisti, politici, militari, industriali, banchieri) sono sempre state contro la sovranità del Paese, contro il popolo, a servizio dei vetero e neo colonizzatori. Devono pensare, chissà, in vantaggi personali e/o in prestigio!?! Inoltre, il paese è già stato retrocesso a colonia dall’attuale presidente golpista Temer, che lo sta svendendo.
In occasione delle elezioni, il neoliberalismo ha montato il suo schema per continuare il trend di Temer e per evitare sorprese sgradite. Chi poteva causare problemi per il sistema neo-liberale era l’ex-presidente Lula; fu allora orchestrata una campagna denigratoria e la sua prigione. Si potevano prevedere reazioni violente del popolo per il retrocesso degli ultimi anni, quindi s’è fatto del PT (Partido dos Trabalhadores), partito di Lula, il capro espiatorio. Bolsonaro, Alquimin e Ciro Gomes ritengono che il capitalismo neo-liberale equivale a progresso e sviluppo; e che la miseria del popolo è un effetto collaterale che si può amenizzare. Quindi al sistema neo-liberale internazionale non importa quale dei tre sarà presidente: sarà sempre un “picciotto” del sistema. Il sostituto di Lula, Haddad, vuole invece che si dia attenzione al popolo più che al capitale neo-liberale.

Il fenomeno Bolsonaro
Va fatto un discorso differente sul candidato Jair Bolsonaro. Si tratta di un arrivista, di estrazione militare ed estremista... Quando era apparso nello scenario politico, aveva suscitato curiosità per il suo machismo e la sua sfrontatezza (che si vuol passare per autenticità). La sua linea dura e il messianismo suggeriscono una dittatura militar-fascista. Quasi un personaggio da telenovela. Ha cavalcato la tigre della sicurezza contro la violenza sociale, volendo armare i cittadini e fare del Brasile un western (qui dicono un “bang-bang”). S’è detto favorevole al sistema neo-liberale e al corporativismo. S’è poi battezzato come “evangelico”. S’è schierato a difesa della famiglia, contro l’aborto... Come se non bastasse, un disturbato mentale l’ha ferito seriamente all’addome, dandogli l’aureola del martire.
È da credere che il sistema neo-liberale avrebbe scaricato Bolsonaro come una mina vagante. Ma gli altri candidati di fiducia non hanno decollato, mentre lui si è confermato al primo posto (era secondo solo a Lula). Al ballottaggio, il sistema neo-liberale appoggerà Bolsonaro, tappando il naso.
Ma qui ci vuole una riflessione sulla psicologia di massa, estremamente psicolabile (ci sarebbe anche la riflessione sullo strapotere dei media e dell’informatica...). Eppure, milioni di persone ritengono Jair Bolsonaro un degno “timoniere” per il Brasile. Oltre al fatto che non introdurrebbe le modifiche necessarie, e accetterebbe il “malfatto” di Temer (il drastico congelamento per venti anni delle risorse per l’educazione e la salute; la regressione delle leggi per i diritti dei lavoratori...). Com’è possibile che persone “normali” entrino nella logica del nazi-fascismo? Che nostri amici, si battano in suo favore, diventino succubi, tradendo un passato di libertà?
Per amore della dignità e della democrazia, mi vedo costretto a escludere dal circolo di amici di fiducia persone che mi erano care. Ho, tra gli amici, un ebreo che ha sofferto sulla pelle la shoá, i campi di concentramento dei suoi parenti, gli orrori del nazismo... e ora scommette tutto su Bolsonaro!?
Chiudo con una riflessione estrema: è la nostra fragilità, evidente nell’accettazione degli assolutismi, che ha reso necessaria la morte di Cristo. E di tutti i cristi della storia. Ma la morte indica ancora la rissurrezione.



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